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EU Prize for Cultural Heritage / Europa Nostra Award 2017

Il Progetto ‘Museo Piranesi’

di Pierluigi Panza

vince l’EU Prize for

Cultural Heritage

/ Europa Nostra Award 2017   




Da Ponte ignorato PDF Stampa E-mail
Corsera nazionale Dom, 29/01/2006, pag. 029 Sezione: CULTURA, Redazione: CULTURA DENUNCE Visse presso gli Asburgo, a Londra e New York, dove stampò i classici e morì nel 1838. Ora escono le sue poesie Da Ponte, amato all' estero ignorato in patria Il librettista di Mozart diffuse l' italiano nel mondo. Le nostre antologie lo citano appena DENUNCE Visse presso gli Asburgo, a Londra e New York, dove stampò i classici e morì nel 1838. Ora escono le sue poesie Da Ponte, amato all' estero ignorato in patria Il librettista di Mozart diffuse l' italiano nel mondo. Le nostre antologie lo citano appena di: Panza Pierluigi Incapaci di affrancarsi dall' idealismo di Benedetto Croce, le patrie lettere sono entrate nella stagione della globalizzazione, dell' Europa unita e dell' Erasmus senza «risettare» i parametri per valutare l' importanza di uno scrittore, celebrando nelle antologie e negli anniversari sempre gli stessi nomi - diciamolo un po' provocatoriamente -, che sono quelli di chi leggeva nel salotto di famiglia o da una cattedra di via Zamboni. Quando Carducci, ad esempio, sperimentava esametri latini e quando i nostri coraggiosi emigranti verso le Americhe non erano ancora partiti, un licenzioso abate e poeta, nato povero in Veneto, era sepolto a New York già da una quarantina d' anni (dal 1838) dopo aver scritto centinaia di poesie, una decina di libretti d' opera, qualche saggio accademico, un libro di memorie e dopo aver insegnato italiano a New York, nonché fatto conoscere la nostra lingua presso la corte degli Asburgo, diffuso e stampati i classici della nostra letteratura a Londra e negli Stati Uniti. A questo italiano, e ad altri come lui, le patrie antologie dedicano, sì e no, una citazione. E i festeggiamenti mozartiani in Italia quasi lo ignorano. L' occasione per rifare i conti e ricollocare all' interno della storia letteraria europea Lorenzo Da Ponte è offerta dalla pubblicazione di una larga scelta delle sue poesie, in gran parte tratte dai suoi «Saggi poetici» del 1788 (Lorenzo Da Ponte, «Saggi poetici», a cura di Lorenzo della Chà, Il Polifilo); la prima poesia presentata è del 1764 (quando era quindicenne), l' ultima è del maggio 1838, ed è un sonetto di congedo dalla vita. Da Ponte era nato a Ceneda (oggi Vittorio Veneto) nel 1749 con il nome di Emmanuel Conegliano. Rimasto orfano di madre, con un padre ebreo conciatore di pelli che risposò una diciassettenne, «si convertì» al cattolicesimo il 29 agosto del ' 63 prendendo il nome del vescovo che lo battezzò e gli consentì di entrare in seminario a studiare. Era bello e nel bollor dell' età non si fece mancare alcuna lussuria, dalle donne, al tokai al gioco d' azzardo ma rubava anche pelli di vitello dalla bottega del padre per barattarle dal libraio con i volumi di Torquato Tasso, le cui rime rimandava a memoria. Ordinato sacerdote nel ' 73, divenne professore di lettere latine a Treviso. Qui scrisse un saggio ispirandosi allo «sconveniente» Rousseau. E anche per questo fu fatto bandire dai Riformatori dello studio di Padova. Visse improvvisando versi prima a Gorizia, poi a Dresda, quindi a Vienna dove giunse alla fine del 1781, pochi mesi prima della morte di Metastasio. Qui si mise a scrivere libretti d' opera proseguendo la diffusione della lingua italiana presso la corte degli Asburgo. Compose prima per Salieri poi per Mozart, per il quale scrisse i versi di tre capolavori: «Le nozze di Figaro» (1786), il «Don Giovanni» (1787) e «Così fan tutte» (1790), espressioni d' aperta critica ai costumi della nobiltà. Divenne così l' incontrastato poeta teatrale di Giuseppe II e tutti i maggiori musicisti dell' epoca - da Salieri a Martin y Soler - chiedettero i suoi versi. Nel ' 92 fu cacciato da Vienna, transitò per Trieste con l' intenzione di recarsi a Parigi, ma raggiunse Londra. Qui tentò di dar vita a stagioni d' opera al King' s Theatre (prima di risiedere anche in Olanda) e aprì in un basement una libreria di letteratura italiana facendo conoscere i nostri grandi, da Dante a Petrarca da Tasso ad Ariosto, agli inglesi: la sua biblioteca divenne di 15mila volumi, con molte prime edizioni. Nell' aprile del 1805, oppresso dai creditori, si recò all' Alien' s Office per ottenere un passaporto e imbarcarsi sulla nave del capitano Hyden diretta a Filadelfia, un viaggio quasi impensabile all' epoca. Qui, per mantenersi, fece il droghiere, poi il produttore di liquori a Sunbury e il farmacista a Elisabethtown. Continuò a scrivere poesie e riuscì a diventare docente di italiano al Columbia College di New York e nel 1821 fondò la Manhattan Academy per la diffusione della letteratura italiana. Aprì di nuovo la sua biblioteca ridottasi a 140 classici della letteratura italiana, tra i quali «lo sdrucito e tarlato Boccaccio», ma che grazie ai soldi dei primi allievi, Clemente Moore ed Enrico Anderson, alla fine degli anni Venti era salita a 700 volumi. A New York nessuno conosceva l' opera lirica e pochi l' italiano. Lui prese a recitare l' Alfieri a casa sua invitando ospiti, e con lo stratagemma di servire «maccheroni di Napoli con cacio parmigiano e stufatello di bue con dell' aglietto» a parlare di Dante, Petrarca, Ariosto e Monti agli americani. Autori che, nel ' 27, pubblicò tutti insieme nel volume «Storia della letteratura italiana a New York», primo omaggio alle nostre lettere in America, comprensiva di quelli che oggi sono dei «minori», come Apostolo Zeno. A New York riuscì anche ad allestire per la prima volta il «Don Giovanni», ovviamente in italiano, diventando impresario di se stesso! Dal 1823, infine, incominciò a scrivere le sue inattendibili «Memorie». Quando, nel ' 38, sentì avvicinarsi la morte, scrisse un sonetto di congedo all' editore che ne aveva preso il posto nella diffusione della letteratura italiana. Una grande folla accompagnò la sua salma al cimitero cattolico di New York. Il luogo esatto della sua sepoltura non si conosce. Tuttavia è stato grazie a un docente emerito della Columbia University, Olga Ragusa, che nel 1986 venne collocata una lapide nel settore 4B dell' Old Calvary Cemetery di New York in suo ricordo. Da Ponte è presente nei programmi della Columbia a New York ed è di casa a Vienna, dove ha sede il Da Ponte Institut che quest' anno lo celebra. Fu il primo «italiano all' estero» che, da solo, fece conoscere le patrie lettere in Europa e nel Nuovo Mondo. Ciononostante, da noi, la sua figura è promossa solo dalla sua terra e da fedeli appassionati, non dalla letteratura «ufficiale». Un destino condiviso con un altro grande «italiano all' estero», Metastasio, quest' anno ricordato alla Michaelkirche di Vienna con il restauro della sua tomba nella cripta. Solo un atteggiamento critico che privilegia esclusivamente una idea di letteratura come intuizione ed espressione di un contenuto spirituale fa sì che Lorenzo Da Ponte non abbia nelle antologie italiane il ruolo che spetterebbe a un pioniere della diffusione della nostra letteratura nel mondo.
 
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