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EU Prize for Cultural Heritage / Europa Nostra Award 2017

Il Progetto ‘Museo Piranesi’

di Pierluigi Panza

vince l’EU Prize for

Cultural Heritage

/ Europa Nostra Award 2017   




Gli ambasciatori di Holbein PDF Stampa E-mail
Corsera nazionale Mar, 04/10/2005, pag. 039 Sezione: CULTURA, Redazione: CULTURA Decifrando gli strumenti astronomici, John North rivoluziona l' interpretazione del quadro di Hans Holbein È cattolico il mistero degli Ambasciatori La tela rappresenta il rito del Venerdì Santo nella Londra protestante del 1533 Corsera nazionale Mar, 04/10/2005, pag. 039 Sezione: CULTURA, Redazione: CULTURA Decifrando gli strumenti astronomici, John North rivoluziona l' interpretazione del quadro di Hans Holbein È cattolico il mistero degli Ambasciatori La tela rappresenta il rito del Venerdì Santo nella Londra protestante del 1533 di: Panza Pierluigi Questo enigmatico quadro, dipinto da Hans Holbein il Giovane nel 1533 a Londra, raffigura due ambasciatori francesi alla corte di Enrico VIII: Jean de Dinteville, balivo di Troyes, e Georges de Selve, vescovo di Lavaur, che era giunto in Inghilterra nel marzo di quell' anno. Il quadro fu portato a Parigi dallo stesso Dinteville quando lasciò l' Inghilterra e, dopo molti passaggi di proprietà, venne acquistato nel 1890 dallo Stato britannico, che lo custodisce ora alla National Gallery. Solo nel 1900 la storica dell' arte Mary F. S. Hervey identificò, con certezza, i due personaggi ritratti. Ma ciò, anziché porre fine alle interpretazioni su questi poco più di quattro enigmatici metri quadrati di tela, li accentuò: quello di Holbein era un semplice doppio ritratto? No, non è così. Il primo studioso ad accorgersi che molti quadri del Rinascimento erano stati realizzati secondo una precisa grammatica iconologica fu, all' inizio del Novecento, lo storico tedesco Aby Warburg, ai cui scolari si devono le grandi interpretazioni delle tele di Botticelli e Leonardo. Seguendo questo metodo critico, che non è un semplice gioco enigmistico, lo storico John North, nel libro Il segreto degli Ambasciatori (Rizzoli, pagine 496, euro 19), giunge ora a una emozionante interpretazione del quadro. Il messaggio nascosto negli «Ambasciatori» sarebbe religioso: la tela è una difesa del cristianesimo e della divina armonia universale e raffigura una sorta di istantanea della liturgia del Venerdì Santo nella Londra del 1533. Ovvero del rituale cattolico della crocefissione e morte di Gesù Cristo a un millennio e mezzo esatto dalla sua morte. Il messaggio è cifrato e non esplicito perché, proprio in quella primavera, re Enrico VIII - che aveva ottenuto il divorzio per proclama dell' arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer dalla cattolica Caterina d' Aragona - si apprestava a incoronare come regina, il primo giugno, la seducente Anna Bolena, dalla quale aspettava un figlio. Atto, questo, che gli costò la scomunica papale, alla quale seguirono la rottura con la Chiesa cattolica e lo sviluppo del protestantesimo anglicano. Vediamo attraverso quali segni - che per essere compresi necessitano di uno smisurato bagaglio di conoscenze che vanno dalla storia dell' astronomia, a quelle della magia, della topografia, della matematica e della religione del Cinquecento - North cerca di motivare la conclusione alla quale è giunto. Hans Holbein il giovane (c. 1497-1543) era amico dei maggiori astronomi e filosofi dell' epoca, tra i quali l' astronomo Nikolaus Kratzer che, come Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro, il pittore ritrasse nelle sue tele. L' interpretazione finora più diffusa del quadro era che allegorizzasse il memento mori dell' artista, poiché una delle meridiane al centro ha due facce che indicano ore diverse e perché il cranio anamorfico sul pavimento è un osso cavo e «osso cavo», in tedesco, si dice «hohles Bein», la firma di Holbein. Ma per North non è così semplice. Per una esatta decifrazione, molto dipende dai punti in cui linee significative del quadro intersecano gli strumenti astronomici al centro della tela, che sono iscrivibili in un cerchio e in un doppio triangolo, simbolo del sigillo di Salomone, ovvero dell' armonia universale. Sigillo raffigurato anche sul pavimento, che riprende il tema dell' armonia universale, del 1268 dell' abbazia di Westminster. Il globo appoggiato sul tavolo tra i due ambasciatori era uno strumento usato per misurare i giorni dell' anno sulla base della posizione che il sole assumeva rispetto alle costellazioni della volta celeste: quello raffigurato da Holbein mostra il sole che entra nel secondo grado della costellazione del Toro, con l' Ariete (spesso raffigurato come Agnello, proprio come il Cristo) nel segno del Toro. Calcolo alla mano, ci dà una data: 11 aprile 1533, il Venerdì Santo di quell' anno. L' orologio solare cilindrico, sempre sul tavolo tra i due ambasciatori, serviva per misurare le ore del giorno: lo schema geometrico del pavimento e la luce sul cilindro consentono di capire che l' altezza del sole (ovvero l' angolo che misura la sua distanza dal suolo) ipotizzata nel dipinto è molto vicina ai ventisette gradi. L' 11 aprile del 1533 il sole assunse l' inclinazione di 27 gradi sul cielo di Londra intorno alle quattro pomeridiane. Il che vuol dire che ci troviamo di fronte all' atto conclusivo della liturgia del Venerdì Santo, essendo l' ora quarta quella seguente l' avvenuta morte di Cristo. Molti altri strumenti, come l' orologio poliedrico e il torquetum, sempre sul tavolo tra gli ambasciatori, forniscono conferme. Passiamo ai libri. Il manuale di aritmetica con una pagina semiaperta grazie a una squadra è stato identificato: è quello di Petrus Apianus del 1527. Le somme delle due operazioni che si vedono sulla pagina sono composte da multipli del numero 27: e questa sarebbe una conferma sull' ora della scena raffigurata. L' innario che si vede - il cui angolo della copertina è di 27 gradi - è quello di Johann Walther del 1525 ed è aperto su due canti composti da Lutero: uno è il Veni Sancte Spiritus (usato nel Venerdì Santo), l' altro riguarda i comandamenti. Il teschio anamorfico sul pavimento, realizzato secondo un angolo di 27 gradi, funziona sia come promemoria dell' inclinazione del sole in quel momento sia rappresenta il Golgota, detto, nelle Sacre Scritture, il «luogo del cranio». Il fulcro del quadro, dal quale partono le linee geometriche che sostengono questa lettura iconologia, è il crocefisso che traspare in alto a sinistra seminascosto dietro la tenda verde (tenda liturgica usata nel Venerdì Santo inglese). Se si considera che per la Chiesa Cristo è il sole, non sfuggirà l' importanza della linea retta che, partendo dall' occhio sinistro del Cristo crocefisso, passa attraverso punti significativi: l' occhio sinistro di Dinteville, Vega nella costellazione della Lira e Deneb in quella del Cigno sul globo, il sole sul globo all' orizzonte; incontra poi la sommità dell' asticciola dello strumento solare e passa per l' origine (punto zero) della scala del quadrante. Infine, l' angolo che questa linea forma intersecando, fuori dal quadro sulla destra, quella in asse con il cranio, è di 54 gradi, ovvero il doppio del solito 27. E il punto d' incontro è anche l' ipotetico punto dal quale l' osservatore guarda la scena. Ventisette è la media degli anni dei due ambasciatori: 25 e 29, come annotato nel dipinto. Nonché numero puro e triplo della Trinità. Vega è la stella che si trova nel capo della Lira spesso disegnata (anche da Dürer nel 1515) come volatile. Deneb è la più luminosa del Cigno, le cui stelle formano una croce latina (tanto che nell' «Astroscopium» di Wilhelm Schickard Cristo è crocefisso su un cigno dal becco in giù e dalle ali aperte). La figura del volatile come croce è presente anche nelle illustrazioni dell' epoca delle nozze alchemiche tra il sole e la luna e si trova sempre al centro tra i due sposi. E questo riferimento potrebbe essere quello richiesto da Dinteville (il sole) a Holbein per ritrarlo con l' amico de Selve (la luna, come dal collarino bianco a mezzaluna). Ci sono poi altre due linee significative: quella di Apelle, che parte dal filo a piombo dello strumento e divide a metà il quadro e incrocia la linea che parte dal crocefisso, passa per il medaglione di San Michele e tocca Roma sul globo. Se ciò non bastasse a convincere dell' interpretazione, North segnala che i guanti che de Selve tiene in mano sono neri come quelli usati il Venerdì Santo, che sul tappeto armeno è presente un' antica abbreviazione armena «He», iniziale del nome di Gesù, che il liuto ha una corda spezzata, il che, secondo l' iconologia di Andrea Alciati, rappresenta la rottura dell' armonia (avvenuta con la morte di Cristo). Sul globo terrestre, inoltre, la cattolica Roma cade in corrispondenza del centro geometrico mentre Gerusalemme è sull' asse sul quale punta il pugnale di Dinteville. La cavalcata nella storia della cultura di North ci offre una lettura affascinante. Va notato come questi studi - che trovano seguito nella letteratura - siano ora meno perseguiti in ambito universitario (Erwin Panofsky e Fritz Saxl sono meno studiati che negli anni Sessanta). Anche se, non dimentichiamolo, l' iconologia non è un' enigmistica colta: davvero i pittori seguivano codici che poi divennero sconosciuti.
 
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