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EU Prize for Cultural Heritage / Europa Nostra Award 2017

Il Progetto ‘Museo Piranesi’

di Pierluigi Panza

vince l’EU Prize for

Cultural Heritage

/ Europa Nostra Award 2017   




Narrativa e vite d'artista PDF Stampa E-mail

Corsera nazionale   Sab, 18/03/2006, pag. 041
Sezione: TERZA PAGINA,  Redazione: CULTURA

TENDENZE La narrativa punta sulle vite di Leonardo, Caravaggio, Vermeer
E la pittura si fa letteratura, a regola d' arte
Bossaglia: «Biografie noiose e false». Sgarbi: «No, l' intreccio appassiona»

 

Per febbri malariche sul litorale, o per vecchiezza stringendo il Vangelo, oppure tendendo inutilmente la mano alla boccetta di valeriana... comunque sia avvenuta la morte degli artisti è sempre stata un' opera d' arte. Come le loro vite. E che quelle vite e quelle morti siano opere da romanzo se ne è accorta l' editoria, che le va sempre più proponendo in menù à la carte - illustrati o economici - secondo una tendenza a metà strada tra la fiction dove l' arte è presa a pretesto - come nel caso del «Codice da Vinci» - e la saggistica d' autore - come il «Goya» di Robert Hughes. In mezzo a questi due estremi sono fiorite narrazioni fondate su documenti foucaultianamente «messi in opera» dagli scrittori.
Un tempo ritenute melasse, bollate dallo Strutturalismo mancino come retrò, ora le biografie stanno salde sullo scaffale libresco. C' è «La corsa all' abisso» (Colonnese, pagine 480, euro 22) dell' italianista Dominique Fernandez, che fa parlare in prima persona Caravaggio ritagliandogli un profilo di genio omosessuale. Su un quadro di Rembrandt, Luigi Guarnieri ha scritto un altro romanzo («La sposa ebrea» Rizzoli, pagine 224, euro 17) nel quale racconta l' impossibile amore fra l' ebrea Abigail e il suo medico eretico Ephraim Paradies, che sarebbero i due soggetti ritratti sulla tela. Come ammette lo stesso editore, «una magnifica invenzione letteraria» è «Il segreto di Monna Lisa» di Dolores Garcìa (Sonzogno, pagine 464, euro 18), che racconta l' ipotetica storia (siamo nel «verosimile» aristotelico) che unì Leonardo e Lisa Gherardini (la Monnalisa). E si potrebbe andare avanti a lungo, senza per altro estendere l' analisi ai musicisti, ovvero alle molte biografie di Mozart uscite in occasione dei 250 anni dalla nascita.
Si discostano parzialmente da questa linea equatoriale le vere e proprie biografie (con note, per intendersi) da un lato e l' invenzione che prende a pretesto l' arte, dall' altra. Il primo caso è quello di Robert Hughes, già autore di «La riva fatale», che entra nella vita del visionario Goya («Goya», Mondadori, pagine 459, euro 32) con il suo bel pacchetto di documenti sottobraccio utilizzati in una narrazione quasi cinematografica, ed è anche il caso di «Michelangelo. Una vita inquieta» di Antonio Forcellino (Laterza, pagine 472, euro 20), che dopo aver restaurato il «Mosé» ora racconta i retroscena della vita del Buonarroti. L' arte, invece, è pretesto della narrazione in un libro come «Vermeer e il Codice segreto» (Mondadori, pagine 252, euro 8,40), che «The Times» ha definito una sorta di «Codice da Vinci per ragazzi» o come nel caso del furto immaginario alla Gioconda narrato dal giornalista argentino Martìn Caparros («Il ladro del sorriso. Storia autentica eppure falsissima di come si rubò un capolavoro», Ponte alle Grazie, pagine 392, euro 14). Caparros racconta la storia di un avventuriero sudamericano che, dopo aver incontrato un falsario francese e un operaio italiano che lavora al Louvre, decide di fare un colpo sensazionale: rubare la Gioconda. Il falsario prepara sei copie del capolavoro che l' avventuriero Valfierno porta in America. Qui attende che i giornali diano la notizia dell' avvenuto furto, consegna le sei copie e sparisce nel nulla. Mentre il ladro non riesce a collocare l' originale sottratto al Louvre.
Tutto ciò non è una novità. La storiografia artistica nacque con biografie venate di leggenda, come i «Commentari» di Lorenzo Ghiberti, la «Vita di Brunelleschi» di Antonio di Tuccio Manetti o le aneddotiche «Vite» del Vasari che ponevano al vertice dell' arte Michelangelo o quelle del Bellori che stravedevano per Guido Reni.
Solo che oggi la storia dell' arte non si fa più così, dice Rossana Bossaglia, che boccia tout-court la biografia romanzata: «Trovo parte di questa narrativa noiosa e un po' dannosa per la storia dell' arte. Quando studiai Caravaggio, vent' anni fa, già si parlava della sua omosessualità; ma non ci sono documenti che la provino. Già allora circolavano una marea di biografie fantasiose su di lui». Fin qui siamo alla critica accademica. Ma se ci scostiamo un po' dal rispetto per la saggistica da concorso universitario (tutta note e regesti di documenti che nessuno legge), il genere biografico-narrativo supera l' esame. «La saggistica è di per sé un genere cupo e ristretto a duemila lettori. Quando gli artisti diventano protagonisti di un romanzo tornano a vivere», afferma il critico-istrione Vittorio Sgarbi. Ciò che conta, insomma, è «la vita» non l' eventuale «falsità di un' opinione», per dirla con la seconda delle «Considerazioni inattuali» di Nieztsche. Tanto che Sgarbi suggerisce di passare dalle biografie romanzate di artisti a quelle degli scrittori: «Su Pasolini un saggio sarebbe illeggibile, una fiction dannosa mentre una biografia romanzata si adatterebbe su misura».

 

 
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