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Il Progetto ‘Museo Piranesi’

di Pierluigi Panza

vince l’EU Prize for

Cultural Heritage

/ Europa Nostra Award 2017   




Dadaismo. Attentato alle regole PDF Stampa E-mail

Corsera nazionale   Gio, 06/04/2006, pag. 060
Sezione: EVENTI - Jean Arp,  Redazione: SPECIALI

Il Movimento
Dadaismo, attentato alle regole
Tutto cominciò a Zurigo nel 1916 con le serate al Cabaret Voltaire

 

Prendete questo articolo, proprio questo, ritagliate ogni parola, quindi disponete i ritagli in ordine casuale, leggeteli e avrete una poesia dadaista. L' avrete composta in casa, usando questa pagina del Corriere come un kit. E per comporla avrete seguito esattamente le indicazioni del maestro del movimento Dada, Tristan Tzara. Non importa l' ordine delle parole che otterrete, ricorderà una cosa del tipo «pietre per sentire un sorriso galoppare nei rami e crinali d' alberi...» che è La pompe des nages, una delle composizioni di Arp del 1920. Viene da chiedersi: cosa volevano davvero quegli avanguardisti estremi dell' arte che si riunirono in Svizzera, a Zurigo, nel 1916 e che andarono sotto il nome di Dadaisti? Portare all' estremo la cancellazione dei postulati che avevano retto l' arte in Occidente: l' idea di originarietà, intuizione, unicità, espressione, autorialità. In tanti, a onor del vero, stavano lavorando su questo tema. Prendiamo Wassily Kandinsky, ad esempio: non esitava ad affermare che «la spinta dell' angolo acuto di un triangolo su di un cerchio produce un effetto non meno potente di quello del dito di Dio che tocca il dito di Adamo in Michelangelo nella Cappella Sistina». Come dire che un allievo in grado di usare goniometro e squadretta emoziona quanto Michelangelo. Oppure prendiamo, ad esempio, James Joyce e leggiamo il monologo di Molly Bloom dal suo Ulisse, il romanzo che vive in un solo giorno (16 giugno 1904): «Certe volte amiamo alla follia quando ci sentiamo così piene di piacere dappertutto non si resiste vorrei che un uomo qualunque mi prendesse qualche volta quando lui è qui e mi baciasse stringendomi a sé non c' è niente al mondo come un bacio lungo e caldo che ti arriva al cuore...» Non una virgola, non un punto per pagine e pagine, sintassi decostruita. Sembra incredibile, ma quella punteggiatura qui cancellata dalla lingua scritta, nel 1927 diventa un dipinto su legno proprio con Jean Arp intitolato Punto e virgola, un' opera che non ha mai lasciato l' atelier di André Breton e con la quale Arp voleva emancipare definitivamente le parole dall' «ingorgo della sintassi». Tutto si tiene in quel mondo di libertà che furono le Avanguardie, anzi un mondo di opere e poemi liberati dalle regole è quanto volevano soprattutto i Dadaisti riuniti al Cabaret Voltaire di Zurigo in quel 1916! Tra loro Jean Arp, l' uomo che incontra tutti i grandi dissolutori dell' arte: nel 1910 a Parigi, Apollinaire e Max Jacob; nel 1911 a Monaco, Kandinsky, nel 1914 a Colonia, Max Ernst, nel 1918 a Hannover, Kurt Schwitters, nel 1920 a Parigi, Breton. E prima fra tutti, incontra la moglie: «Ho conosciuto Sophie Taeuber a una mostra della galleria zurighese Tanner, nel novembre 1915». Con lei c' erano in Svizzera altri fuggiaschi dalla guerra (che era «la sola igiene del mondo» per i Futuristi): Tristan Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Hans Richter. Le serate al Cabaret Voltaire avevano l' intento di stupire con manifestazioni inusuali e provocatorie, come qualche programma televisivo «situazionista» di oggi, fatto - ora come allora - di straniamenti, voci fuori campo, dissonanze, errori sintattici, tendenze alla nullificazione nichilista. Anche la parola Dada, del resto, che identificò il movimento, non significava nulla, non voleva dire nulla e già in ciò si rivela una caratteristica del movimento: quella di rifiutare ogni atteggiamento razionalistico. Massimo Cacciari descrive così la poetica Dada: «I dadaisti sono mossi da un duplice sentimento di disgusto e di rivolta: disgusto verso tutte le forme della civilizzazione cosiddetta moderna e rivolta contro convinzioni e convenzioni imperanti in ordine a concetti e princìpi come l' Onore, la Patria, la Famiglia, l' Arte, la Religione, la Libertà. Il movimento nasce da una profonda esigenza morale, da una volontà implacabile di attingere un assoluto morale e di guardare il mondo con occhi "nuovi" per ri-crearlo, farlo ri-emergere dal caos e ri-comporre. I toni del grottesco e dell' assurdo caratterizzano quella che sarà definita la Poetica del Caso: dall' ordine casuale sarebbe dovuta scaturire l' immagine di un mondo e di uomo nuovi, più veri, consapevoli e responsabili». Una espressione tipicamente Dada saranno i ready-made, che in realtà nascono prima del movimento, dato che la Ruota di bicicletta di Duchamp è del 1913. Saranno anche l' espressione che resiste di più nel dare scandalo, visto che ancora il 4 febbraio scorso l' artista Pierre Pinoncelli (76 anni) ha preso a martellate l' «Orinatoio» di Duchamp esposto a Centre Pompidou di Parigi. Il movimento si diffuse in Germania e a Parigi. Poi a New York dall' incontro di Marcel Duchamp, Man Ray, Francis Picabia con il gallerista Alfred Stieglitz. Ma poiché il Dadaismo voleva distruggere, presto distrusse se stesso: nel 1924 praticamente già scomparve dando spazio al Surrealismo. Per evadere il reale e il razionale era meglio sognare che distruggere.

 
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