Menu Content/Inhalt
Home arrow Libri arrow aaa -IL DIGIUNO DELL'ANIMA arrow Il Digiuno dell'anima

EU Prize for Cultural Heritage / Europa Nostra Award 2017

Il Progetto ‘Museo Piranesi’

di Pierluigi Panza

vince l’EU Prize for

Cultural Heritage

/ Europa Nostra Award 2017   




Il Digiuno dell'anima PDF Stampa E-mail

 

 

Pierluigi Panza

IL DIGIUNO DELL’ANIMA

romanzo,

Bompiani, euro 14

 

IL LIBRO : Storia drammatica, che racconta le vicende tragiche di quella che può essere definita la "prima" anoressica di Milano. Il racconto è fondato su diari autentici e racconta una storia che parte dagli anni Settanta del Novecento e dura trent’anni.

L’AUTORE: E’ un giornalista delle pagine culturali del Corriere della Sera e professore universitario. Ha già scritto numerosi saggi e romanzi.

RECENSIONE di Isabella Bossi Fedrigotti , su "Corriere della Sera", 30/05/2007

La malattia indagata dal romanzo di Pierluigi Panza, largamente diffusa tra le ragazze ma, ultimamente, non infrequente anche tra i ragazzi, è tra le più misteriose che ci siano e, di conseguenza, tra le più difficili da curare. Misteriosa perché furiosamente e con ostinazione si oppone non soltanto a uno dei principali istinti dell' uomo, e cioè quello di nutrirsi, ma anche a uno dei grandi piaceri che gli sono concessi, e cioè il (buon) cibo. Misteriosa perché a imporsi il duro regime di privazioni sono adolescenti fragili e insicure le quali, per di più, di solito amano maneggiare pietanze e cucinarle per familiari e amici che poi si dilettano a guardare mentre mangiano. Ma misteriosa anche perché le sue cause continuano a non essere certe e alla spinta «mondana» e occasionale di voler somigliare alle magrissime modelle si possono mescolare motivi assai più profondi, come il rifiuto di crescere, la non accettazione del proprio corpo e una inestinguibile, insaziabile fame d' amore. È l' anoressia che, fino a non molti anni fa, non si sapeva nemmeno come chiamare.

In Il Digiuno dell' anima (Bompiani, pagine 127, 14) la protagonista racconta in prima persona il suo calvario - poiché in altro modo non si può chiamare la tremenda carestia con la quale decide di massacrare se stessa e, di conseguenza, anche la sua famiglia - che la trasforma da florida sedicenne in larva di 25 chili, tenacemente recidiva e resistente a qualsiasi cura. Ma resistente anche in assoluto, nel senso che, paradossalmente, alla vita la grande malata è attaccata con forza, tanto da arrivare a compiere cinquant' anni prima di arrendersi. Non alle cure, bensì alla morte.

L' autore, che narra, forse, una terribile storia vera, individua nella fame d' amore la causa del male. Fame d' amore materno, in particolare, che la protagonista non si rassegna a dividere con un fratello e una sorella minori, ragion per cui sceglie di castigare l' intera famiglia con il digiuno folle e ricattatorio che letteralmente devasta l' ordinata, virtuosa e fino allora non infelice vita domestica. In cambio, però, ella avrà attenzione costante, ansia e apprensione sempre su di sé, occhi puntati addosso in ogni momento. Ma forse è sbagliato dire che la povera ragazza volontariamente sceglie l' infame destino per sé e per i suoi: probabilmente è la misteriosa malattia che la costringe ad affamarsi, senza che nessuno, pur nel turbine dei ricoveri e nell' alternarsi dei medici al suo capezzale, riesca a trovare l' antiveleno giusto.

La storia inizia infatti negli anni Sessanta, quando il rifiuto del cibo da parte di una ragazzina veniva spesso e volentieri giudicato ancora come un capriccio. Quando gli psicologi sembravano fare a gara nell' inventare cure strambe e inutili, non raramente in contraddizione l' una con l' altra. E il lettore che, grazie al racconto appassionato, in qualche modo finisce per ritrovarsi nella veste di vicino di casa, intento a spiare il dramma che si svolge al di là della sua siepe, non può che sentirsi stringere il cuore alla vista della crudele, incomprensibile via crucis toccata a persone probabilmente non troppo diverse da lui. Assieme al racconto della malattia corre, in controluce, il racconto dei trent' anni che hanno progressivamente trasformato la società e la metropoli (Milano), dal boom economico al Sessantotto, dal terrorismo al trionfo della moda, dalla stagione del disimpegno a quella della città da bere. I due percorsi non sono, tuttavia, autonomi e scollegati, in quanto il ferreo, purissimo digiuno della vittima sacrificale sembra volersi contrapporre con forza alla grassa prosperità, alla volgarità e superficialità che le crescono intorno. Non a caso, per trovare un senso al suo martirio, per rendere accettabile, prima di tutto a se stessa, l' insensato, perverso sacrificio che ella impone al suo corpo, la protagonista finisce per riconoscersi, se non per identificarsi in una grande, nobile santa, forse anoressica, la digiunatrice angelica per eccellenza, senza carne né peso, Caterina da Siena.