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EU Prize for Cultural Heritage / Europa Nostra Award 2017

Il Progetto ‘Museo Piranesi’

di Pierluigi Panza

vince l’EU Prize for

Cultural Heritage

/ Europa Nostra Award 2017   




Pasolini profeta no-global PDF Stampa E-mail
Corsera nazionale Ven, 28/10/2005, pag. 053 Sezione: TERZA PAGINA, Redazione: CULTURA Su «MicroMega» un dialogo tra Bellocchio, Sofri e Veltroni attualizza il poeta. Ma non su tutto Pasolini, un profeta contro la globalizzazione Denunciò l' aborto, accusò la tv, difese i poliziotti: con chi sarebbe stato al G8? Corsera nazionale Ven, 28/10/2005, pag. 053 Sezione: TERZA PAGINA, Redazione: CULTURA Su «MicroMega» un dialogo tra Bellocchio, Sofri e Veltroni attualizza il poeta. Ma non su tutto Pasolini, un profeta contro la globalizzazione Denunciò l' aborto, accusò la tv, difese i poliziotti: con chi sarebbe stato al G8? di: Panza Pierluigi Pasolini fu un profeta contro l' omologazione. E trent' anni fa, quando il 2 novembre del 1975 morì, aveva capito della società italiana ben più di quanto il guru-per-sbaglio Celentano ripete oggi in tv. Anzi, era «L' uomo che capiva troppo», secondo il titolo con il quale il numero di MicroMega oggi in edicola lo ricorda con un dialogo tra Piergiorgio Bellocchio, Adriano Sofri e Walter Veltroni. Lo scontro con il Sessantotto, le tesi «scandalose» per l' abolizione della scuola e della tv degenerata, nonché quelle contro l' aborto ora ridiscusse su MicroMega, attualizzano le eterne contraddizioni pasoliniane sospese tra profezia e nostalgia, che il poeta stesso aveva messo in versi: «Lo scandalo del contraddirmi, dell' essere / con te e contro te; con te nel cuore, / in luce, contro te nelle buie viscere; / del mio paterno stato traditore» (Le Ceneri di Gramsci) e «Piange ciò che muta, anche / per farsi migliore. La luce / del futuro non cessa un solo istante / di ferirci» (Il pianto della scavatrice). Ma come attualizza MicroMega queste contraddizioni? L' aspetto «costantemente spiazzante» di Pasolini e la sua lotta «contro l' omologazione» sono le caratteristiche sottolineate da Veltroni. Uno «spiazzamento» che Pasolini mostrò denunciando l' aborto come «delitto» e «male minore», proprio mentre la sinistra conduceva una trionfalistica battaglia in piazza per la libertà di abortire. E questa posizione, per Sofri, è stata ora raccolta da Giuliano Ferrara. Tuttavia, proprio l' esempio di Pasolini sull' aborto, continua Sofri, non è servito nella campagna referendaria sulla procreazione assistita, dove di nuovo la sinistra è dovuta passare da una propaganda baldanzosa per il «sì» a una «filosofia della riduzione del danno». Veltroni ricorda inoltre come Pasolini oppose la «scandalosa forza rivoluzionaria del passato» all' omologazione, altro richiamo, questo, caduto nel vuoto se si osserva «l' uniformità di comportamento» dei giovani d' oggi e, persino, dei sapori, visto che Bellocchio parla di «genocidio per la frutta»! Ma se è vero che Pasolini conferì forza politica al dato estetico della nostalgia, è davvero «un salto forse immotivato», come riconosce lo stesso Veltroni (che però lo propone), trovare una continuità tra «la sparizione delle lucciole» e l' uragano Katrina! Quella di Pasolini, in sostanza, fu una posizione che guardava con nostalgia ai valori della società agricola e proletaria e che si opponeva alla globalizzazione: ma visto come prese le difese dei poliziotti a Valle Giulia contro gli studenti, sarebbe stato lecito interrogarsi su quale posizione avrebbe assunto Pasolini di fronte agli scontri per il G8 a Genova. Peccato che questa valutazione resti inespressa. Veniamo così all' attualizzazione politica. Bellocchio ricorda che per Pasolini «il Paese ha la classe dirigente che merita, la cultura che merita e la televisione che merita». E ne deduce che oggi «sarebbe senz' altro contro Berlusconi, ma non avrebbe potuto amare un Prodi o un D' Alema o un Bertinotti». Ma poiché fatica ad accettare l' idea che la «cultura» possa essere separata dalla «civilizzazione», Bellocchio giunge ad affermare che «questa televisione, veramente tremenda», è «da abolire». Ma se, come afferma Pasolini, «il Paese ha la cultura e la tv che merita», su quali principi si può abolire un programma? Dalle osservazioni di Sofri emerge ancora come Pasolini esercitasse l' azione di critica sociale esponendo se stesso, il proprio corpo, in una ostensione quasi nietzschiana; come a dire: «Sono uno che vive le cose di cui voi parlate». Una fenomenologia del corpo a corpo, quella tra lui e la società, che lo portò a stare dalla parte dei poliziotti a Valle Giulia come sfida a «un movimento dal quale voleva essere accettato» e che lo spinse, continua Sofri, a fare «l' inviato agli inferi» per mostrare che «c' è un popolo che si è sfibrato» e non una classe dirigente che ha corrotto la tempra di un popolo. Ma proprio la centralità del corpo porta Pasolini, in Petrolio, a sviluppare «l' idea, che non c' è disegno di carnefice che non sia suggerito dallo sguardo della vittima». Un' affermazione dalla quale Sofri prende le distanze; ma su cui varrebbe la pena riflettere: non è lo sguardo su un presunto Occidente colpevole che induce gli integralisti islamici agli attentati? Effettivamente Pasolini era uomo che capiva molto ma, come scrive lui, «nel pensiero, in un' ombra di azione».
 
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